Il modo migliore per aiutare l’Africa
Il modo migliore per aiutare l’Africa
La siccità in Somalia minaccia la vita di quasi la metà della
popolazione, secondo il Primo Ministro Hassan Ali Khayre. Nell’arco di
due giorni, in una sola regione del paese sono morte di fame almeno 110
persone. Questo mette in evidenza l’enorme bisogno della Somalia e di
altri paesi africani di un aiuto immediato.
Negli ultimi decenni, enormi risorse finanziarie sono state inviate
nella regione. Ciò che è stato realizzato, tuttavia, è oggetto di
controversie visto che quanto è stato raggiunto sembra essere
controproducente per le reali esigenze dell’Africa.
Nonostante i notevoli progressi compiuti nella lotta contro l’HIV/AIDS,
rimangono altri problemi sanitari. Anche se l’epidemia di Ebola è
ampiamente sotto controllo, una nuova epidemia è ancora possibil: i
paesi ora sono meglio preparati per affrontarla, ma probabilmente non
nella misura necessaria.
La tubercolosi è ancora dilagante in Sudafrica, che ha il più alto tasso
di mortalità per questa patologia pro capite del mondo, seguito da
Zimbabwe e Mozambico. Peggio ancora, l’elevato numero di casi resistenti
agli antibiotici in diversi paesi rende la malattia molto più difficile
da trattare.
Ogni minuto nella regione africana muoiono cinque bambini sotto i cinque
anni, due terzi dei quali per cause prevenibili. Infezioni diarroiche e
respiratorie, malaria, morbillo e malnutrizione rappresentano grandi
minacce per la salute dei bambini. La polmonite e la malaria sono le
principali cause di morte sotto i cinque anni d’età. L’interazione tra
denutrizione e infezione può portare ad un circolo vizioso di
peggioramento della malattia e deterioramento dello stato nutrizionale.
I problemi sanitari in Africa non possono essere considerati isolati
dalle realtà socio-politiche e ambientali dei paesi, e richiedono
continua assistenza tecnica e finanziaria estera. Bisogna apportare
sforzi crescenti per estendere l’accesso all’assistenza sanitaria di
base, in particolare nelle zone rurali, accompagnata dalla promozione
della salute, dalla prevenzione delle malattie e dall’educazione
sanitaria. L’esodo incessante di medici e infermieri verso i paesi
industrializzati peggiora solo i problemi sanitari.
Nonostante alcuni progressi nella sfera sociale, rimangono difficoltà
importanti. Una di esse è la significativa disoccupazione, in
particolare tra i giovani. Circa il 70 per cento della popolazione
dell’Africa sub-sahariana ha meno di 30 anni, e il 60 per cento dei
disoccupati è giovane. Sono indispensabili nuove politiche per inserirli
nel mondo del lavoro.
Un primo passo è quello di fornire ai giovani le competenze di base in
modo che possano raggiungere il loro potenziale di guadagno. L’UNESCO e
l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) hanno raccomandato che
i governi, i donatori internazionali e il settore privato sviluppino
politiche integrate per creare posti di lavoro per i giovani e
facilitare la transizione dalla scuola al lavoro.
La povertà nel continente è diffusa e colpisce gran parte della
popolazione. Nel 2010, più di 400 milioni di persone vivevano in
condizioni di estrema povertà in tutta l’Africa sub-sahariana.
Attualmente, una percentuale notevole di donne non ha alcun reddito
significativo. L’espansione del microcredito, insieme a progetti di
sviluppo rurale destinati principalmente alle donne, potrebbe migliorare
in modo significativo la situazione.
L’istruzione è un altro tasto dolente. L’Africa ha il tasso più basso di
bambini nelle scuole primarie di ogni regione. Oltre a significative
disparità di genere, con le ragazze molto indietro rispetto ai ragazzi
nel livello di istruzione, le disparità geografiche tra le aree rurali e
le aree urbane e le disparità economiche tra famiglie a basso reddito e
famiglie ad alto reddito sono significative.
Molti esperti di Africa non credono nell’efficacia degli aiuti. “Il
denaro dai paesi ricchi ha intrappolato molte nazioni africane in un
ciclo di corruzione, rallentamento della crescita economica e povertà.
Interromperne il flusso sarebbe molto più vantaggioso”, ha scritto
Dambisa Moyo, economista internazionale nata in Zambia e autrice con una
vasta conoscenza dell’Africa.
Gli aiuti, tuttavia, possono diventare efficaci nel migliorare il tenore
di vita e l’educazione delle persone. È fondamentale aiutare i paesi
africani a migliorare la struttura governativa prima di fornire loro
assistenza finanziaria. Inoltre, gli aiuti efficaci devono bypassare i
governi corrotti e trovare il modo di aiutare le persone in modi più
diretti, come ad esempio attraverso la comunità e le organizzazioni
religiose.
Nonostante siano state inviate in Africa notevoli quantità di denaro
attraverso l’aiuto bilaterale e internazionale, non vi sono ancora
meccanismi efficaci per monitorare le spese e responsabilizzare i
destinatari. Si tratta di un punto fondamentale, dal momento che la
corruzione è come una pianta infestante che indebolisce il tessuto
sociale e l’energia dei paesi. Inoltre, non ci sono abbastanza modi per
valutare la qualità dei progetti finanziati principalmente da istituti
di credito internazionali e agenzie delle Nazioni Unite.
Gli aiuti per l’Africa dovrebbero mirare a rafforzare la società civile
e le organizzazioni su base comunitaria. I paesi africani hanno bisogno
di migliori condizioni commerciali per i loro prodotti, e di assistenza
tecnica accuratamente pianificata e responsabile. Dotata di una natura
generosa e di lavoratori energici e forti, l’Africa è ancora un
continente di speranza.
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Articolo di Cesar Chelala pubblicato su Counterpunch il 17 marzo 2017.